domenica 1 agosto 2010

Au début

L'idea di aprire questo Blog in merito ad uno dei viaggi che ho sempre desiderato fare mi è venuta qualche giorno fa e oggi ne ho parlato con il mio compagno di viaggio che ha subito gradito la cosa.
Tutto ha avuto inizio verso marzo quando ho pensato che una vacanza in solitaria sarebbe stata una cosa molto utile quest'anno, ne sentivo il bisogno, sentivo la voglia di fare un pò di ordine e di capire tante cose: per farlo bastava una meta, un posto adatto allo scopo e il Nord Europa appariva il posto più adatto. Come raggiungerlo? In Vespa ovviamente. Pianifico sommariamente la strada e i luoghi più isolati da visitare, lontano da tutto e da tutti. Deve essere un viaggio senza regole, senza spazi, senza programmi e soprattutto con molto tempo da dedicare a me stesso. Nel giro di pochi mesi sono cambiati molti equilibri e tutti insieme, alcuni con spiegazioni, altri senza. Bene, di solito quando le carte in tavola cambiano così all'improvviso le strade sono 2: o te ne resti lì a guardare oppure scegli di reagire. Ho scelto la seconda e ho deciso di farlo a modo mio, cercando di andare a fondo nelle cose senza cercare colpe o colpevoli che di solito è la via più breve ed è anche quella che non dà spiegazioni, ma solo giustificazioni a te stesso. Nel frattempo ho trovato un lavoro che finalmente mi dà molte soddisfazioni sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista personale. E' proprio durante le ore di lavoro che mi è stato insegnato che tutti sbagliamo, che non c'è niente di male se si sbaglia perchè ci si può correggere e migliorare senza dover buttare via niente e senza dover cambiare per forza pagina. Solo chi non fa un cazzo non fa mai errori, anzi, se ne resta lì a guardare e critica quello che fa la gente. Dico questo perchè nonostante gli errori fatti, sono ancora in piedi e soprattutto ho deciso di non buttare via nulla di quelle esperienze in cui ho fatto errori. Non mi sento fuori dal comune perchè sbaglio, mi sento fuori dal comune perchè ammetto e perchè cerco sempre di capire per migliorare le situazioni e i rapporti con le persone, senza dover per forza considerare irremediabile ogni errore commesso. In fondo credo che le vite perfette, se così vogliamo definirle, per dirlo in stile Radiofreccia, esistano solo nei film. La realtà è un'altra e quando ti presenta il conto di solito non è uno di quelli che paghi tanto volentieri, ma alla fine lo paghi, o meglio lo paghi in momenti in cui non ti accorgi che stai pagando e te ne rendi conto solo quando i giochi sono fatti. Poi a volte si riesce a dire la poropria, si è ascoltati e ti viene data la possibilità di rimediare. A volte no. Ecco, quando più di una situazione che ti tiene in piedi dice no nello stesso momento, scatta il delirio. E più ti sforzi e cerchi di recuperare, più la catena che hai al piede ti stringe e ti allontana da ciò che cerchi di tenere stretto a te. Più ti agiti e più le vedi allontanarsi. Lì capisci che c'è poco da fare, o meglio più ti agiti e meno ottieni, più combatti e meno cambia nella direzione che vorresti, perchè il tuo l'hai già messo e non dipende più da te. Puoi stare solo lì a guardare. E' questo che fa male più di ogni altra cosa, sapere che non puoi più fare un cazzo e che qualsiasi mossa fai sei sempre al punto di partenza e sempre più stanco di lottare per ciò in cui credi e a cui tieni. In questi mesi ho lottato per riconquistare parecchie cose e prima di capire razionalmente quali fossero le migliori ho impiegato parecchio tempo. Ho deciso che mollare la presa su alcune di queste fosse la cosa migliore, e che costi quel che costi prima di capire le situazioni e i perchè, avevo bisogno di capire me stesso. Ho deciso anche che era ora di prendere una strada a cui stavo pensando già da un annetto, e che non avevo il coraggio di imboccare, tanto più perchè oltre ad essere dura, è molto personale e rischia di essere fraintesa se messa nelle mani sbagliate. Ho pensato più di una volta di abbandonarla, ho avuti crolli di continuo, ma ormai ci ero dentro e volevo arrivare in fondo. Ho resistito anche se mi ha fatto un male assurdo, soprattutto perchè ho dovuto accettare sia la realtà che la verità, quella che non volevo ammettere a me stesso. Avevo deciso di farcela da solo e ho condiviso solo qualche momento di quell'esperienza con pochissime persone che fossero in grado di capire e che sapevano tutto. Sono arrivate le prime conferme, le prime soddisfazioni e anche se la strada è ancora lunga, vedo che sto meglio. Mollare la presa è stata la cosa più dura da accettare e da fare, ma la migliore perchè mi ha permesso di capire tante cose e soprattutto mi ha fatto fare molti passi in avanti per riprendere le cose che avevo perso e che mi tenevano in piedi. Sembrerebbe che il peggio sia alle spalle.
Dopo questi mesi così duri mi rendo conto che ho bisogno di un qualcosa di concreto. Di un viaggio vero che mi liberi da tutto e da tutti. Voglio partire con questo spirito e provare a toccare con mano, semplicemente viaggiando, cosa significhi tutto questo, capire come renderlo uno strumento e non solo parole. Questo è lo scopo del viaggio.
Silenzio, solo tanto silenzio, fumandomi una sigaretta e fissando le onde del Mare del Nord in una spiaggia deserta, senza ascoltare stronzate di nessun genere o dover spiegazioni a qualcuno. Da questo punto di vista sono cambiato parecchio, mi sono chiuso in me stesso per difendere quello che più di prezioso ho, che ho costruito con le mie mani e che da sempre mi caratterizza, perchè per quanto lo reputi bello, si è dimostrato molto vulnerabile.
Ed è per caso durante un giro in moto parlando con un amico, scopro che anche lui partirebbe per una storia del genere, su due piedi stabiliamo la meta del viaggio, si organizza in qualche maniera l'itinerario e tra meno di 7 giorni saremo in sella alle nostre 2 Vespe per raggiungere il Nord.
Questo che in apparenza sembra uno sfogo personale e non la premessa di un viaggio, porta con sè un significato ben preciso. Dopo aver letto "Nel segno della Pecora" di Murakami Haruki ho capito che un viaggio può portare con sè una missione, talvolta misteriosa e in apparenza senza buone motivazioni per portarla a termine, che ti mette a dura prova senza darti spiegazioni. Può distruggere quello che hai creato, quello che ti dava la felicità e ti può far perdere ciò che credevi importante facendoti soffrire, ma alla fine della missione, quello che trovi è ben più ampio soprattutto perchè ha stravolto i tuoi equilibri, dandotene altri che non credevi possibili e che ti hanno migliorato. La ricompensa al termine della missione è qualcosa che difficilmente riusciranno a raggiungere le persone mediocri, che solcano quotidianamente la lunga e triste strada della banalità, poichè quello che si nasconde al di sotto è spesso invisibile a chi si ferma alla superficie.
Con queste battute del libro che mi hanno dato la carica più di una volta per andare avanti, dò ufficialmente inizio al VIAGGIO:

"Così è tutto finito" disse il Professore delle Pecore. "Tutto finito".
"Finito e concluso"
"Immagino che dovrei ringraziarla"
"Bè ora che ho praticamente perso tutto quello che avevo.."
"No, non è vero" Il Professore scosse la testa. "Da oggi comincerai a vivere"

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